La sintesi dell’audizione Svimez sul Decreto Sud.
Premessa
In questa Audizione, la Svimez concentra l’analisi su due interventi chiave previsti dal Decreto:
a) la riforma della disciplina di programmazione e gestione del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (Fsc) 2021-2027; b) l’introduzione della Zes Unica per il Mezzogiorno.
Entrambi gli interventi introducono innovazioni profonde, potenzialmente decisive per le politiche di sviluppo, e si inseriscono in un più ampio processo di revisione delle politiche di coesione, tuttora in fase di completamento. L’azione governativa sembra orientata a rafforzare il coordinamento tra i diversi livelli istituzionali responsabili dell’attuazione degli interventi, attraverso una maggiore centralizzazione delle decisioni. L’obiettivo dichiarato è quello di valorizzare la complementarità finanziaria e strategica tra le diverse programmazioni finalizzate al riequilibrio territoriale.
Per molti aspetti, ci troviamo di fronte a un possibile punto di svolta per le politiche di sviluppo in Italia, storicamente caratterizzate da un’alternanza tra centralismo e localismo e da una crescente conflittualità tra governo centrale e amministrazioni territoriali. La direzione intrapresa sembra quella di un rafforzamento della regia nazionale sulle politiche di coesione.
Detto questo, va ribadito che il riequilibrio territoriale non può limitarsi alle sole politiche aggiuntive, ma deve coinvolgere anche l’azione ordinaria dello Stato a sostegno di imprese e famiglie. Questo obiettivo rischia di essere compromesso dalle proposte di autonomia differenziata, attualmente all’esame del Parlamento, che, una volta a regime, potrebbero vanificare gli sforzi per rendere più efficaci le politiche di coesione.
La riforma della disciplina di programmazione e gestione del Fondo Sviluppo e Coesione 2021-27
L’art. 1 del DL n. 124 ridefinisce i criteri e le modalità di utilizzo del Fsc 2021-2027, introducendo lo strumento dell’Accordo per la coesione in sostituzione dei Piani di Sviluppo e Coesione (Psc) per l’attuazione degli interventi finanziati dal Fondo. Questa riforma si colloca in un quadro normativo già modificato prima dell’avvio del Pnrr, con il Piano Sud 2030. In particolare, l’art. 44 del DL n. 34/2019 aveva introdotto il Psc per semplificare la governance del Fondo, unificando i numerosi documenti programmatori esistenti per i cicli 2000-2006, 2007-2013 e 2014-2020. Questa operazione ha consentito di razionalizzare una programmazione frammentata, restituendo maggiore organicità all’uso delle risorse.
Nel nuovo assetto previsto dal DL n. 124, l’obiettivo è garantire un utilizzo del Fsc 2021-2027 in coerenza con le politiche settoriali e gli investimenti del Pnrr, secondo i principi di complementarità e addizionalità. In base alle ricostruzioni della Svimez discusse nella Memoria, risultano ancora da allocare circa 13 miliardi del Fondo, ai quali si potrebbero aggiungere i 6 miliardi al momento indisponibili.
È noto che l’utilizzo delle risorse Fsc è vincolato al rispetto del riparto 80/20 a favore delle regioni meridionali. Si tratta di un vincolo di concentrazione territoriale che ne rende poco praticabile l’impiego a copertura del finanziamento degli interventi esclusi dal Pnrr. In ogni caso, l’eventuale ricorso alle risorse Fsc dovrebbe avvenire preservando la natura aggiuntiva degli investimenti finanziati dalla coesione nazionale. Va in definitiva scongiurato il rischio che le risorse del Fsc svolgano per il Pnrr, lo stesso ruolo di finanziamento sostitutivo troppe volte svolto in passato rispetto agli investimenti ordinari.
La Zes Unica per il Mezzogiorno
Le Zes sono state istituite nel 2017 (DL n. 91/2017) con l’obiettivo di potenziare la struttura produttiva del Mezzogiorno, individuando aree geografiche delimitate dotate di almeno un porto collegato alla rete TEN-T. Tuttavia, nonostante successivi interventi normativi e di governance, il loro impatto è stato limitato.
Dal 1° gennaio 2024, le otto ZES esistenti saranno sostituite da un’unica Zes per il Mezzogiorno. Il principale incentivo sarà il credito d’imposta, attivo fino al 31 dicembre 2026, a favore delle imprese che investono in nuovi beni strumentali, con: un limite massimo per singolo progetto di 100 milioni di euro; una soglia minima di investimento di 200.000 euro. Questa soglia minima, se da un lato esclude molte piccole imprese, dall’altro risponde alla necessità di favorire un incremento dimensionale del sistema produttivo meridionale, ancora eccessivamente frammentato. Rimane e si estende a tutto il Sud l’attenzione alla sburocratizzazione delle procedure amministrative e alla celerità nella concessione delle autorizzazioni, quali fattori di potenziale vantaggio per favorire l’insediamento delle attività produttive.
L’istituzione della Zes Unica avrà impatti rilevanti anche sulla governance, con l’obiettivo di semplificare e razionalizzare il coordinamento degli interventi. La cabina di regia politica, responsabile di indirizzo, coordinamento, vigilanza e monitoraggio, sarà presieduta dal Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, con la partecipazione dei presidenti delle otto regioni meridionali. Il decreto prevede inoltre l’adozione di un Piano Strategico, in coerenza con il Pnrr, per individuare: i settori produttivi prioritari da incentivare; le specificità territoriali da valorizzare.
L’estensione della Zes a tutto il Sud rappresenta una forma di fiscalità compensativa orizzontale, con il potenziale di stimolare gli investimenti. Tuttavia, il suo successo dipenderà da due fattori chiave:
Semplificazione amministrativa: sarà fondamentale verificare la capacità della nuova governance di garantire tempi rapidi per le autorizzazioni, evitando il rischio di paralisi burocratiche. In tal senso, la struttura di missione nazionale dovrà svolgere il ruolo di sportello unico per tutto il Mezzogiorno, cooperando con le amministrazioni locali per non disperdere il lavoro svolto dalle ZES regionali.
Politica industriale e infrastrutturale: il Piano Strategico dovrà individuare settori ad alta specializzazione produttiva e favorire l’integrazione con le principali infrastrutture logistiche, in particolare portuali. Inoltre, il successo della ZES dipenderà dalla capacità di attrarre grandi investimenti, creando un sistema produttivo più competitivo.
Per massimizzare il potenziale della ZES Unica, sarà cruciale: definire priorità produttive e specializzazioni strategiche; rafforzare il ruolo dei poli logistici meridionali; accompagnare lo sviluppo imprenditoriale con politiche di formazione e valorizzazione del capitale umano; favorire l’integrazione del sistema produttivo del Sud nelle filiere strategiche europee.