
La riforma dell’autonomia differenziata targata Lega, spiega Luca Bianchi, direttore della Svimez, è in «netto contrasto» con l’impostazione del Pnrr e rischia di «cristallizzare il divario tra Regioni del Nord e Centro-Sud».
Questa riforma corre troppo? «C’è un’inspiegabile accelerazione su un disegno costituzionale complesso. E paradosso è voler approvare la riforma Calderoli senza che l’altra riforma Calderoli, quella sul federalismo fiscale del 2009, sia mai stata attuata. In quel disegno c’erano contrappesi fondamentali per l’autonomia differenziata». Ad esempio? «L’istituzione di un fondo perequativo per le Regioni più deboli, di cui oggi non c’è traccia. Come sono state ignorate le tante obiezioni mosse dai precedenti governi sul decentramento delle competenze». Per qualcuno sono critiche dai soliti centralisti «Sbagliato. A muoverle sono organismi istituzionali indipendenti del Parlamento e di Palazzo Chigi che in questi anni hanno messo i paletti». Quali? «Uno su tutti: chiedere di trasferire tutte le competenze dallo Stato. come hanno fatto Veneto e Lombardia tre anni fa, è contrario alla Costituzione. Perché dalle autonomie si passerebbe a nuove regioni a Statuto speciale. Equiparate alla Valle d’Aosta o al Trentino-Alto Adige».
Chi deve decide quali materie si possono trasferire? «Lo Stato, sulla base di un’analisi preventiva e fattuale. La devoluzione deve migliorare l’efficienza della Regione, non Il contrario. Ho dubbi, ad esempio, sull’opportunità di avallare venti politiche energetiche diverse». C’è un rischio per il Centro-Italia? «il pericolo è dar vita a un divario di cittadinanza, perché di fatto si cristallizzano e anzi rafforzano i vantaggi competitivi del Nord rallentando il percorso di perequazione ».
Non ci sono già i fondi del Pnrr? «Certo, e proprio con il Pnrr la riforma autonomista mostra una forte incoerenza. Da una parte il piano dei fondi europei con una forte regia nazionale con l’obiettivo dichiarato di ridurre i divari territoriali. Dall’altra una riforma disarmonica che punta a un’autonomia speciale per tutte le Regioni». Calderoli è convinto: la riforma non divide in due il Paese. «A mio parere abbandona qualsiasi prospettiva di riallineamento tra il Nord e il resto del Paese». I Livelli essenziali delle prestazioni saranno determinati entro sei mesi.