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19 Settembre 2023

Stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza

La sintesi dell’audizione Svimez sullo stato di attuazione del Pnrr

Premessa

La Terza Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr ha fornito le basi informative su cui il Governo ha elaborato le successive proposte di revisione del Piano, presentate nel documento “Proposte per la revisione del Pnrr e capitolo REPowerEU”. Alla luce delle evidenze emerse dalla Relazione e delle possibili implicazioni delle modifiche proposte, inclusa l’introduzione del capitolo REPowerEU, la Svimez aggiorna le proprie valutazioni sull’efficacia del Piano nel ridurre i divari territoriali, sia in termini di accesso ai diritti di cittadinanza, sia rispetto alle disparità tra i sistemi produttivi regionali.

Gli interventi critici del Pnrr

Dalla Relazione emergono 83 interventi particolarmente critici e ad alto rischio di mancata realizzazione rispetto agli obiettivi del Piano, per un valore complessivo di 95,5 miliardi di euro.

Oltre alla rilevante entità delle risorse coinvolte, un ulteriore elemento di criticità è rappresentato dalla forte concentrazione delle misure a rischio nel settore infrastrutturale: ben 46 interventi, per un valore complessivo di circa 54,4 miliardi di euro, riguardano opere infrastrutturali, di cui il 50% del valore (oltre 27 miliardi di euro) è localizzato nel Mezzogiorno.

A seguito della revisione del Piano, che ha comportato il definanziamento di alcune misure, il numero degli interventi critici si è ridotto a 78, per un valore complessivo di oltre 83 miliardi di euro. Di questi, oltre 39 miliardi (pari a oltre il 47%) riguardano progetti localizzati nel Mezzogiorno. I definanziamenti hanno inoltre ridotto il numero degli interventi infrastrutturali critici a 37, ma permangono significative difficoltà attuative che continuano a rallentarne la realizzazione. Questo ritardo è particolarmente preoccupante perché il valore finanziario delle opere infrastrutturali a rischio (38,5 miliardi di euro, di cui circa 20 miliardi nel Mezzogiorno) potrebbe rendere difficile la loro rifinanziabilità con risorse nazionali, considerando gli stringenti vincoli di finanza pubblica previsti per i prossimi anni.

La Relazione chiarisce che gli interventi in ritardo sul cronoprogramma o che non rispettano le condizionalità previste saranno prevalentemente rifinanziati attraverso i Fondi della coesione nazionale ed europea. Se da un lato, in un’ottica di complementarità tra le diverse fonti di finanziamento europee, questa soluzione presenta il vantaggio di consentire la realizzazione delle opere su un orizzonte temporale più ampio, dall’altro essa limita l’utilizzo di tali risorse per nuove progettualità e potrebbe generare il rischio di una parziale sostituzione delle risorse nazionali con fondi destinati specificamente al riequilibrio territoriale.

Proposte di rimodulazione del Pnrr e coesione territoriale

La proposta di revisione del Pnrr prevede l’esclusione dal Piano di 9 misure, per un valore complessivo di 15,9 miliardi, di cui 7,6 interessano interventi localizzati nelle regioni meridionali (48%).

Non tutti gli interventi soggetti a definanziamento erano identificati come critici nella Relazione del maggio scorso. Questa circostanza riguarda in particolare le misure relative alla “Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano”, le due misure incluse tra gli “interventi speciali per la coesione territoriale” e i “Piani urbani integrati – progetti generali” (dalla più consistente dotazione finanziaria: 2,5 miliardi).

In merito all’individuazione delle coperture alternative, è all’ordine del giorno la possibilità/necessità di trasferire alcuni interventi del Pnrr che presentano criticità sui Programmi finanziati con i Fondi europei della coesione. Analizzando gli interventi classificati come critici dalla terza Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr, la Svimez ha completato un’analisi ricognitiva per verificare, se, in che misura e con quali modalità, l’opzione di complementarità funzionale tra Pnrr e Fondi europei della coesione sia effettivamente percorribile. Dalla ricognizione risulta che l’operazione presenta diversi elementi di complessità che andrebbero affrontati tempestivamente in accordo con gli uffici della Commissione e le diverse Amministrazioni titolari dei Programmi di spesa. 

REPowerEU

Il REPowerEU rappresenta la risposta alla vulnerabilità strutturale dell’Ue in termini di approvvigionamento energetico, resa esplicita dallo scoppio della guerra in Ucraina.

I 18,7 miliardi del REPowerEU italiano finanziano interventi in tre ambiti: reti, transizione e efficientamento, sostegno delle filiere.

La quota di risorse destinate alle regioni del Mezzogiorno è condizionata dalla concentrazione delle stesse sugli incentivi automatici per la transizione verde e l’efficientamento energetico. La Svimez ha stimato che le regioni del Mezzogiorno dovrebbero assorbire meno del 30% delle risorse. A determinare questo risultato concorrono, in particolare, i crediti di imposta green (22%).

Le risorse destinate agli interventi per le reti si orientano per il 63,5% alle regioni del Mezzogiorno per effetto sia del rafforzamento di misure già contenute nel Pnrr (smart grids), sia per la realizzazione di nuove linee di trasmissione ad alta tensione localizzate in Sardegna, Sicilia e Campania. Gli investimenti pubblici al Sud dovrebbero avere la priorità tra le misure previste dal REpowerEU per valorizzare, coerentemente con le finalità di coesione del Piano, il contributo del sistema produttivo meridionale alla crescita nazionale. Tuttavia, le risorse del REpowerEU italiano sono concentrate sugli incentivi fiscali. Questa impostazione rischia di ridurre ulteriormente il potenziale trasformativo del Pnrr.

Considerazioni conclusive La Relazione e le successive riprogrammazioni proposte dal Governo, preso atto dei ritardi accumulati, avviano un percorso di ridefinizione del Piano. In questo percorso un ruolo centrale ricopre la pronta individuazione di fonti alternative di finanziamento per le misure stralciate. L’utilizzo delle risorse della Programmazione 2021-2027 dei Fondi europei per la coesione può rappresentare uno strumento utile a “mettere in sicurezza” gli interventi del Pnrr che presentano criticità in ordine al raggiungimento, entro il 2026, dei target previsti, consentendo di realizzare questi interventi con un orizzonte temporale più ampio. L’operazione andrebbe pianificata il prima possibile soprattutto in considerazione del fatto che dovrà essere concordata non solo con il sistema delle Regioni ma anche con la Commissione europea, dal momento che comunque si renderà necessaria una riscrittura e revisione finanziaria dei Programmi regionali, se non dell’Accordo di Partenariato. Tuttavia, tale operazione non può prescindere dalla necessità di prevedere il possibile utilizzo del Fondo di rotazione nazionale come copertura temporanea degli interventi da rifinanziare con i fondi europei, aventi particolare valenza sociale (come gli interventi di riqualificazione delle periferie delle Città metropolitane) e con avanzato stato di attuazione.

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