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19 Dicembre 2023

“L’Italia vuota”

Del libro di Filippo Tantillo si sentiva il bisogno. Si sentiva cioè l’esigenza di una lettura delle aree interne italiane che si collocasse al punto di incontro tra narrazione, analisi sociologica e proposta politica.

Perché questo è il libro di Tantillo, frutto di un viaggio nell’Italia dimenticata lungo quasi un decennio, di un confronto con chi in queste terre vive e lavora; con chi le loro problematiche analizza; con chi sta portando in questi luoghi dimenticati semi di ripartenza e di rinascita, veri e propri community makers che rivitalizzano luoghi, tradizioni, comunità.

Un percorso che è di ‘denuncia’, quella della disattenzione della politica ad un tema grande e che tocca in maniera profonda l’identità italiana e la vita di milioni dei nostri concittadini; di ‘speranza’, quella di tanti luoghi sperduti che cercano – grazie a singoli, ad associazioni o a istituzioni illuminate – nuove traiettorie; di ‘attivazione’, intriso, come è, di mobilità, di curiosità, di impegno. È un viaggio, quello di Tantillo, che ha al suo interno molto Sud.

Il capitolo due è dedicato all’area di Paternò, alla valle del fiume Simeto, all’esperienza del presidio partecipativo nato con il “collante” fortissimo della lotta alla criminalità. Incontriamo fattorie sociali, progetti di inclusioni per i ragazzi ‘difficili’ della periferia di Catania, universitari impegnati con la cittadinanza a ‘mappare’ i bisogni della comunità.

Il quarto capitolo racconta un viaggio nella costa ionica della Calabria e sfilano, partendo dalla Cattolica di Stilo, la nuova vita di Badolato dopo lo sbarco dell’Ararat nel 1997, trasformata in un luogo in cui oggi si odorano multiculturalismo e integrazione; l’esperienza di Camini dove il Sai, il vecchio SPRAR, ha attivato dinamiche di inclusione all’insegna della Xenia – il dono reciproco – che hanno portato ad aumentare le classi per ospitare gli 80 bambini che oggi ci sono, dai 9 che erano nel 2011; il racconto di Gerace, in cui un intervento esterno, slegato dall’anima del luogo, non ha invece portato uno sviluppo legato al turismo e che viene ritenuto monco per il suo mancato con- fronto con le esigenze del territorio. E, ancora sfilano Bivongi e il suo museo di arte contemporanea, in una storia di ritorno dall’Australia e Riace, dove l’impegno di Mimmo lucano ha lasciato tracce profonde.

Non ci si ferma qui. L’itinerario di questo studioso e narratore continua in Molise (capitolo 6), lungo le vie dei tratturi: si denuncia con forza il progetto immobiliare Southbeach, attorno al quale si sta fortunatamente attivando una rete di attenzione e di mobilitazione; si racconta il viaggio industriale di Frosolone, la sua specializzazione storica nella realizzazione di forbici e coltelli, il suo cambiamento di pelle negli anni; si fa emergere la difficoltà nei rapporti con la cittadinanza quando si racconta quella terra partendo dalle difficoltà e non attraverso rassicuranti immagini di marketing territoriale. Il viaggio di Tantillo nell’”Italia Vuota” termina, almeno per quel che riguarda il Sud, con l’immagine della Sardegna centrale coperta di cenere per l’incendio sul Montiferru del 2021 (capitolo 7). È qui che incontriamo community managers riuniti in una “Unione di Felici” e impegnati a costruire nuove trame sociali; in allevatrici organizzate in cooperative; nell’esperienza dei giovani del teatro di Paulatino, che tentano di far sorgere nella cittadinanza il “bisogno di cultura”; sino alla ‘pazzia’ di Seneghe, paese con grande effervescenza culturale, con un suo Festival della poesia e una cooperativa di comunità. Sino a chiudere, in maniera molto suggestiva, nella Casa Museo di Ghilarza, tra i giocattoli di legno che Antonio Gramsci costruiva con grande attenzione per i suoi figli.

Un libro importante, dunque, destinato a fare emergere con elegante prepotenza l’attenzione su questi temi così centrali per il nostro Paese e, questo l’auspicio, a riportare la questione delle aree interne al centro della discussione politica. E, soprattutto, di farlo con coordinate nuove, attente a far convivere, in maniera finalmente virtuosa, il ruolo propulsivo che l’intervento dello Stato può avere in questi contesti e, insieme, quello che possono svolgere e debbono svolgere, in questi processi di rinascita, le migliori esperienze dell’associazionismo e delle istituzioni locali.

di Gian Paolo Manzella

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