Website Preloader

12 Dicembre 2023

“La Destra italiana”

“La destra italiana” è l’ultimo libro di Paolo Macry. Un lavoro agile che – in 160 pagine, scansionate in 16 capitoli – ripercorre la tortuosa vicenda della destra italiana lungo l’intero arco della vita Repubblicana. Un lavoro molto tempestivo, dunque, che porta all’attenzione il tema della “destra” da una prospettiva con piste lunghe: che dal momento-chiave della “morte della patria” ci portano sino ai giorni nostri.

La tesi dello studioso della Federico II° è suggestiva ed argomentata con sintetica precisione. Coperta da una serie di inganni, la visione sul ‘sottostante’ politico italiano è stata sviata, confusa da una serie di illusioni ottiche. Esse ci hanno impedito di vedere con nitidezza l’esistenza di un ‘corpaccione’ della società italiana che, nei fatti, è rimasto sostanzialmente inalterato, fedele a sé stesso ed ai suoi interessi. Ha preso forme ed orientamenti diversi, a seconda delle circostanze, ma, ad osservarlo con lo sguardo dello storico, presenta una sua essenziale linearità.

È il ‘corpaccione’ della società italiana che è stato ‘maggioranza silenziosa’ in era fasci- sta; lo stesso che ha brevemente indossato (a cose fatte) l’ideologia partigiana per poi fiutare la ‘defascistizzazione morbida’ che si andava delineando e tornare al suo ‘moderatismo di massa’; che si è prontamente accasato, già dal 1948, sotto la protezione della DC scegliendo l’assetto più comodo rispetto ad altre alternative possibili: quella storicamente più affine – i liberali, ad esempio – considerata, però, meno vantaggiosa; quella del MSI giudicata, invece, troppo estremista e nostalgica, in particolare dopo la crisi del governo Tambroni e la fine della fase ‘aperturista’ di Michelini,

A partire dal 1994, dalla rivoluzione del sistema politico italiano portata da “Mani Pulite”, questo ‘corpaccione’ ha cominciato una nuova ricerca di appartenenza che ha visto sfilare protagonisti più o meno longevi: da Mario Segni a Umberto Bossi a Gianfranco Fini per arrivare a Silvio Berlusconi e, successivamente, ai 5 stelle di Beppe Grillo e, oggi, ai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

Una tesi che chiama in causa una offerta politica di sinistra che non è mai riuscita, nei fatti, a rappresentare elettoralmente questo ‘Paese profondo’. E che tocca, oggi, una destra chiamata sciogliere alcuni dei sui nodi fondanti e a darsi una cultura politica effettivamente moderna: come scrive Macry “formulando senza remore, senza ambiguità, senza timidezze i propri valori, programmi e prospettive. Pane al pane”.

Di questa storia c’è una specifica declinazione nel Mezzogiorno: Non può essere causale, infatti, che tutti i passaggi che Macry individua come qualificanti in questa vicenda lunga oramai più di settant’anni vedano un Sud del Paese che reagisce in maniera diversa a quel che accade altrove, spesso con una certa capacità di anticipazione di assetti e tendenze futuri. Con l’eccezione del divario registrato nel Mezzogiorno a favore della monarchia nel referendum del 1946, c’è stata, infatti, una capacità anticipatrice nel dar voce alle pulsioni di quella parte di società: pensiamo, anche alla luce di quello che sarà (o non sarà) la ‘defascistizzazione’ del Paese, alla sostanziale estraneità del Mezzogiorno al movimento partigiano, alla sua resistenza al “Vento del Nord”, al suo rimanere “in apatica indifferenza” come scriveva il Prefetto di Palermo commentando il 25 aprile siciliano. D’altra parte, come non cogliere elementi anticipatori di fenomeni successivi guardando al Laurismo – con il suo populismo ante litteram ed il suo clientelismo – o ad un Milazzismo imbevuto di rivendicazioni territoriali e intessuto di letture distopiche della storia. O, ancora, nell’esperienza del Fronte dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini che, con la spinta della retorica del confronto tra un’Italia onesta ed un’Italia politica, alle elezioni amministrative del 1946 arrivava a percentuali di consenso at- torno al 30-40%% in realtà come Catania, Foggia e Lecce, e, nello stesso anno, esprimeva una pattuglia di 30 deputati in Assemblea costituente sotto la spinta di un voto a forte prevalenza meridionale. Un filo rosso che si ritrova sino ai giorni nostri, con un voto delle regioni del Sud che, al netto di un astensionismo crescente, ha dato il fiato decisivo alle esperienze politi- che di Silvio Berlusconi, ricordiamo tutti il 61 a zero dei collegi siciliani nel 1994; a quella dei 5 stelle, con una continuità tra la leadership di Beppe Grillo e quella di Giuseppe Conte; a quella dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

In questo nodo della vicenda politica italiana, il Mezzogiorno è stato dunque indiscusso protagonista ed elemento condizionante. Ed è quindi qui, anche qui, che andranno risolti i no- di di cultura politica che, secondo Macry, questo protagonismo della destra è chiamato oggi a sciogliere. Primo tra tutti quello di affrontare la questione nazionale in un Paese che se non più diviso in termini ideologici rimane tuttavia frammentato in micro-interessi divisivi e, soprattutto, attraversato da una faglia Nord Sud fatta di divari geografici, economici e “di cittadinanza”.

di Gian Paolo Manzella

Condividi

Notizie correlate

Cerca nel sito

Inserisci una parola chiave per cercare nel titolo, contenuto o riassunto