La sintesi della memoria Svimez sul Decreto Liste di attesa.
Le principali misure
Il DDL 1161 converte in legge il DL 73/2024 recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie.
Il provvedimento è finalizzato a garantire l’erogazione e il monitoraggio delle prestazioni sanitarie, riducendo i tempi delle liste di attesa e un accesso effettivo e tempestivo ai livelli essenziali di assistenza (Lea). Con queste finalità, vengono previste due principali azioni:
1) l’introduzione della Piattaforma nazionale delle liste di attesa, un nuovo sistema nazionale di monitoraggio delle prestazioni dai diversi Sistemi sanitari regionali (Ssr);
2) l’ampliamento dell’offerta delle prestazioni attraverso l’estensione degli orari di erogazione nelle strutture pubbliche, facilitando la possibilità di ricorso alle strutture private convenzionate e all’attività libero-professionale intramuraria.
La Piattaforma nazionale delle liste di attesa
L’istituzione della Piattaforma nazionale delle liste di attesa intende superare gli attuali limiti del sistema di monitoraggio dei tempi di attesa, che non dispone di un reale set di indicatori di flusso e non è in grado di quantificare le dimensioni delle liste d’attesa per prestazioni ambulatoriali e di ricovero. A regime, la piattaforma fornirà gli strumenti conoscitivi necessari per monitorare le varie prestazioni sanitarie fornite dai Ssr e i relativi tempi di attesa per la loro erogazione.
Oltre ai tempi per l’espletamento dei procedimenti amministrativi necessari all’avvio della misura, bisognerà attendere quelli, medio-lunghi, di entrata in funzione della piattaforma: gli attuali sistemi informativi regionali utilizzano modalità di rilevazione eterogenee, e in alcuni casi poco trasparenti, che renderanno presumibilmente molto complessa la realizzazione dell’interoperabilità tra piattaforme.
La nuova Piattaforma ha potenzialità di uno strumento conoscitivo molto efficace. Andrà però verificato quanto queste informazioni potranno effettivamente fornire la base per un’efficace azione di riduzione dei tempi di attesa.
Per convergere verso il rispetto da parte di tutti i Ssr dei tempi massimi di attesa, sarebbe necessario un coordinamento nazionale per rendere interoperabili non solo le banche dati, ma anche le attività di programmazione ed erogazione delle prestazioni, sulle quali al momento i diversi Ssr agiscono in piena autonomia, offrendo servizi molto differenziati per quantità e qualità.
L’ampliamento dell’offerta di prestazioni
Si prevede di ampliare l’offerta di prestazioni attraverso l’estensione degli orari di erogazione nelle strutture pubbliche e facilitando la possibilità di ricorso alle strutture private convenzionate e all’attività libero-professionale intramuraria. In particolare, si prevede che le visite mediche e specialistiche possano essere effettuate anche nei giorni di sabato e domenica e che la fascia oraria per l’erogazione di tali prestazioni possa essere prolungata. Le coperture finanziarie per questa misura sono assicurate solo per l’anno in corso. Intervenendo a organici invariati, ciò comporterà necessariamente un incremento dei carichi di lavoro e dei turni straordinari di lavoro degli organici.
Si interviene sulla disciplina dei limiti di spesa per il personale del Ssn, ma si prevede espressamente che, prima di ogni intervento espansivo della spesa sanitaria in materia di personale, dovrà preventivamente essere valutata la compatibilità con il quadro economico finanziario dell’intero Ssn. Non comportando maggiori oneri a carico della finanza pubblica, l’ampliamento del tetto di spesa per il personale dovrà trovare compensazione in apposite riduzioni di altre voci di spesa.
Nei casi di mancato rispetto dei tempi massimi di attesa, le direzioni generali aziendali saranno tenute a garantire l’erogazione delle prestazioni richieste attraverso l’utilizzo dell’attività libero-professionale intramuraria, delle prestazioni aggiuntive o del sistema privato accreditato, sulla base della tariffa nazionale vigente e nei limiti delle risorse stabilite dalla Legge di bilancio 2024. Ciò implica che nell’eventualità, tutt’altro che remota, di strutture inadempienti nel rispetto dei tempi di erogazione, i costi delle prestazioni intramuraria saranno sostenuti dal pubblico anziché dal cittadino. Non è da escludersi che la misura possa creare ulteriori pressioni sugli organici. In considerazione delle differenze nelle situazioni finanziarie dei diversi Ssr è anche possibile che la misura generi effetti asimmetrici a livello territoriale, creando maggiori pressioni sui bilanci delle regioni in maggiore difficoltà finanziaria.
Il sottofinanziamento della sanità pubblica
Non vengono previsti finanziamenti aggiuntivi per le nuove misure: le coperture andranno reperite attraverso parallele riduzioni di altre voci di spesa. Tutto ciò in una situazione nella quale il Fondo nazionale per la sanità è strutturalmente sottodimensionato, non consentendo la copertura integrale del costo dei Lea. Il finanziamento della sanità italiana dovrebbe infatti essere commisurato ai fabbisogni di copertura dei Lea, ossia delle prestazioni e dei servizi che il Ssn è tenuto a fornire a tutti i cittadini, nel rispetto del principio di equità orizzontale, in base al quale ciascun cittadino dovrebbe ricevere il medesimo livello e qualità di cure e di servizi sanitari indipendentemente dal luogo in cui risiede. Ma, di fatto, lo stanziamento viene definito a monte nel rispetto dei vincoli di bilancio pubblico e, pertanto, non corrisponde alla somma del costo dei Lea. Questi, di conseguenza, sono finanziati solo parzialmente.