La sintesi dell’Audizione Svimez sull’attuazione del federalismo fiscale
Autonomia differenziata e Titolo V della Costituzione
La Svimez ribadisce che il dibattito sull’autonomia differenziata deve essere inquadrato nell’attuazione organica ed equilibrata del Titolo V riformato nel 2001, in conformità con la legge delega 42/2009. Questo principio è rafforzato dal contesto post-pandemico e dall’attuazione del Pnrr, che pone la coesione come obiettivo fondamentale.
Pur riconoscendo la legittimità costituzionale dell’autonomia differenziata, la Svimez invita a sottrarre il dibattito dalle contrapposizioni territoriali, subordinandolo al completamento della riforma del Titolo V. Ciò implica la definizione dei Lep, già fissati per alcuni servizi essenziali, e l’integrazione di un sistema di perequazione infrastrutturale ed economica, senza il quale non può esistere un vero federalismo fiscale differenziato.
Autonomia differenziata: le criticità
Le richieste di autonomia differenziata avanzate da Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna sono entrate nell’agenda politica con le pre-intese del 2018 (Governo Gentiloni) e sono poi state discusse nel Governo Conte I. Il tema ha acquisito rilevanza pubblica solo nel 2019, quando sono stati diffusi i testi concordati con le Regioni, scatenando un dibattito polarizzato, in parte basato su un uso strumentale del concetto di residuo fiscale. Altre Regioni hanno poi avviato richieste simili.
La Svimez ha segnalato le anomalie di questo processo, invitando a un confronto basato su dati oggettivi e sulla necessità di garantire un equilibrio tra crescita economica e coesione territoriale.
Le criticità sollevate sul processo di autonomia sono state confermate dal DAGL e dall’UPB. Il DAGL ha evidenziato il rischio di creare nuove Regioni a statuto speciale, disparità nei servizi essenziali (come l’istruzione) e limitazioni alla mobilità e ai diritti di cittadinanza. L’UPB ha sottolineato l’assenza di criteri per valutare la capacità amministrativa delle Regioni richiedenti e i rischi di squilibri finanziari, conflitti di competenze e deficit regionali. Ha inoltre criticato l’affidamento della determinazione delle risorse a una Commissione paritetica posteriore all’approvazione delle intese, evidenziando contraddizioni che potrebbero compromettere il bilancio nazionale e la solidarietà interregionale.
Dopo le critiche del DAGL e dell’UPB, il tema dell’autonomia differenziata è tornato in agenda con «proposta Boccia» di disegno di legge recante «Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata», che introduceva elementi di correzione rispetto alle bozze iniziali delle Regioni richiedenti. La proposta enfatizzava il ruolo dei Lep, dei fabbisogni standard e degli obiettivi di servizio, garantendo un maggiore coinvolgimento del Parlamento e preservando il coordinamento nazionale della finanza pubblica. La Svimez ha sollevato perplessità sulla previsione di assegnare le funzioni e le relative risorse sulla base della spesa storica in assenza di Lep definiti, evidenziando il rischio di perpetuare diseguaglianze territoriali.
Due condizioni essenziali
Per garantire un modello di autonomia differenziata equilibrata e sostenibile, la Svimez indica due condizioni fondamentali:
Definizione di criteri di accesso al regionalismo differenziato, basati su analisi oggettive e documentate per valutare se una Regione sia effettivamente più efficiente dello Stato centrale nell’esercizio di una funzione.
Autonomia motivata dall’interesse nazionale, e non da interessi particolari delle Regioni richiedenti. L’assegnazione di nuove competenze dovrebbe essere giustificata in modo trasparente e valutata in relazione alle distorsioni provocate dalla spesa storica.