L’11 luglio 2025, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha inviato una lettera, indirizzata direttamente alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nella quale ha annunciato l’intenzione di imporre dazi del 30% su un ampio spettro di beni industriali e agricoli europei a partire dal prossimo 1° agosto.
La SVIMEZ ha rivisto le sue stime di impatto, aggiornando la precedente analisi diffusa nel febbraio 2025. Tali stime sono state anticipate al quotidiano La Repubblica che ne ha dato diffusione nell’edizione del 13 luglio.
Di seguito, i principali risultati della nuova analisi SVIMEZ:
- riduzione di quasi un quinto (-19,8%) dell’export nazionale verso gli Stati Uniti, pari a un calo di 12,4 miliardi, di cui oltre 1 miliardo dal Mezzogiorno. Oltre 9 miliardi di Pil in fumo (0,4%) e 150mila addetti a rischio (13mila al Sud);
- per il Mezzogiorno, la riduzione delle esportazioni si concentra nell’Agroindustria (44% del totale di Area, pari a 460 milioni) e nella Meccanica (16%, 170 milioni), con contraccolpi importanti anche nel Tessile, Mobilio e Automotive;
- la regione più colpita del Sud è senza dubbio la Campania (calo di 445 milioni), che subirebbe il colpo nell’Agroindustria (-240 milioni) e nell’Auto (55 milioni).

Lo scenario sarebbe ancora peggiore qualora i dazi dovessero essere estesi anche a Farmaceutica e Chimica, due settori che hanno trainato l’export negli ultimi anni, in particolare quello del Mezzogiorno. Nell’Aprile 2025, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha infatti avviato un’indagine ai sensi della Sezione 232 sui prodotti farmaceutici, che potrebbe tradursi in una tariffa settoriale sulla scia di quella applicata alle auto e all’acciaio. In questo scenario, la simulazione d’impatto restituisce risultati ancora peggiori:
- riduzione di quasi un quarto (-24%) dell’export nazionale verso gli Stati Uniti, pari a un calo di 14,8 miliardi. Oltre mezzo punto di Pil in fumo (10,8 miliardi) e 179mila addetti a rischio;
- per il Mezzogiorno, le nuove barriere tariffarie comporterebbero un calo dell’export di 1,3 miliardi (-21%), con una riduzione di quasi 900 milioni del Pil (-0,2%) che metterebbe a rischio quasi 16mila posti di lavoro.

È importante sottolineare che queste stime sono prudenziali, perché fanno esclusivo riferimento al calo diretto dell’export verso gli Stati Uniti, senza tener conto della riduzione indiretta dell’export nazionale complessivo innescata dai dazi statunitensi.