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26 Settembre 2025

Zes unica, Sbarra e il nuovo Dipartimento Sud, il workshop Svimez

di Carmine Fotina

su Il Sole 24 Ore

Alla lunga lista delle misure in cerca di copertura finanziaria nella legge di bilancio si aggiunge di diritto il credito d’imposta per gli investimenti nella Zona economica speciale del Mezzogiorno. Luigi Sbarra, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Politiche per il Sud, conferma di lavorare in questa direzione. «L’obiettivo è almeno quello di rinnovare lo stanziamento del 2025, ma se possibile vorrei che fosse incrementato» dice intervenendo a un convegno organizzato dalla Svimez. Sbarra aggiunge che si punterà anche a un orizzonte pluriennale dello stanziamento.
Ricapitolando, per il 2025 (investimenti dal 1° gennaio al 15 novembre) la misura di incentivazione fiscale della Zona economica speciale dispone di 2,2 miliardi di euro. Ma l’inclusione nel perimetro della Zes anche di Umbria e Marche richiede un’integrazione per evitare che siano penalizzate le imprese delle otto regioni meridionali (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna). Di qui la ricerca di coperture finanziarie per salire da 2,2 miliardi a 2,4-2,6 miliardi di euro.

Sbarra prova poi a tranquillizzare le imprese, che hanno letto con preoccupazione l’emendamento al decreto Terra dei fuochi con il quale viene soppressa l’unità di missione per la Zes unica, inglobandola in un nuovo Dipartimento per il Sud presso la presidenza del Consiglio. La riorganizzazione, compresi i nuovi incarichi dirigenziali previsti, avrà un costo di 782mila euro per il primo anno e di 7,8 milioni annui a partire dal 2026. L’intenzione «non è smontare una struttura che fin qui ha funzionato bene» dice il sottosegretario.
I primi bilanci della Zes unica hanno attestato l’accelerazione nella concessione di autorizzazioni uniche ai progetti di investimento. Numeri sintetizzati da Luca Bianchi, direttore della Svimez: cira 800 pratiche a buon fine, di cui 687 in 16 mesi, tra marzo 2024 e giugno 2025, con una previsione di investimenti per 3,7 miliardi di euro e una ricaduta occupazionale di 12.758 unità. Ma l’analisi non può che tenere conto anche di alcuni punti grigi. Ad esempio manca ancora una definizione delle filiere strategiche su cui bisognerebbe concentrare gli sgravi e quindi gli investimenti, in modo da entrare in un vero disegno di politica industriale senza restare confinati nell’ambito di una misura compensativa. Aiuterebbe, tra l’altro, poter contare anche su dati disaggregati relativi ai settori in cui si concentrano le operazioni che hanno ottenuto l’autorizzazione
unica. Le informazioni di dettaglio per ora si fermano alla tipologia di investimento ed emerge con nettezza che un quarto del totale riguarda gli immobili.

La Banca d’Italia, in un’analisi presentata durante il convegno dall’economista Antonio Accetturo, ha impostato una prima valutazione di impatto della Zes, basata sull’arco di tempo che va da gennaio 2024 a febbraio 2025, quando sono state rilasciate 537 autorizzazioni uniche. Nel 2019-2022 erano stati effettuati circa 250 investimenti privati annui equivalenti a quelli che oggi godono delle procedure speciali della Zes. Si può di conseguenza stimare – sintetizza Accetturo – un raddoppio delle operazioni, sebbene manchi un’analisi controfattuale sul tema.
Una riflessione in più – aggiunge l’economista della Banca d’Italia – andrebbe però fatta sulla perdita del focus territoriale che è derivata dalla trasformazione delle otto Zes regionali e interregionali, con le zone portuali come baricentro, in un’unica grande Zona del Sud. «Da un lato possono emergere vantaggi comparati su un’area più vasta, dall’altro c’è il rischio di avere nuove iniziative in aree poco infrastrutturate o con poco indotto locale, che significa effetti moltiplicativi più limitati».

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