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15 Settembre 2025

Pubblicato il nuovo numero della REM

In questo numero ampio spazio è dedicato all’industria e alle politiche volte al suo sostegno con svariati approfondimenti.

Uno studio sul settore automotive pone in rilievo la rilevanza strategica di questa industria, per la quale si richiede il ritorno ad una seria politica industriale in particolare per il Mezzogiorno, perchè, se nel breve periodo, è indispensabile garantire la continuità produttiva degli impianti localizzati nell’area, in prospettiva il rilancio passa dalla creazione di una filiera elettrica europea e meridionale, che dipende dalla riduzione del gap tecnologico coi costruttori cinesi e dall’abbattimento dei costi energetici, anche facilitando la creazione di joint venture e l’insediamento nel Sud di player cinesi finalizzati all’apertura di nuovi stabilimenti di produzione – non di mero assemblaggio – di veicoli elettrici.

Un’analisi sull’impatto dei licenziamenti di massa nel settore manifatturiero sulle economie locali fa emergere come per contrastare tale fenomeno si rendano necessarie politiche più efficaci non solo con interventi di breve periodo ma anche di lungo termine, favorendo nelle regioni meridionali – nelle quali rispetto a quelle del Centro-Nord i licenziamenti di massa hanno un effetto negativo più forte, statisticamente significativo e persistente nel lungo periodo – un cambiamento strutturale.

Un contributo sull’offerta formativa terziaria nel nostro Paese, attraverso l’analisi delle Lauree ad orientamento professionale istituite nel 2016 e, soprattutto, dagli Istituti Tecnici Superiori (ITS), introdotti nel 2008 e riformati nel 2022, con la nuova denominazione di Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy), pone in luce come il nostro Paese, nonostante i recenti progressi, presenti ancora, rispetto a molti paesi tecnologicamente avanzati, un ritardo nello sviluppo di questo segmento di offerta formativa, la cui entità e qualità sono decisamente asimmetriche a livello territoriale a sfavore delle regioni meridionali, e come essa si configuri ancora come un collo di bottiglia per le prospettive di crescita competitiva delle imprese.

Un lavoro sulle imprese che hanno avuto accesso ai finanziamenti della politica di coesione solleva interrogativi sulla efficacia di tale politica nel massimizzare la crescita nel Sud. I finanziamenti, analizzati a livello settoriale e territoriale, tendono infatti a rafforzare le specializzazioni produttive esistenti: nel Mezzogiorno prevalgono le imprese dei servizi a bassa intensità di conoscenza, mentre nel Nord i fondi sono principalmente destinati ai settori manifatturieri, soprattutto high-tech. Questa allocazione può limitare l’impatto della politica di coesione nel ridurre le disparità territoriali, riproponendo la necessità di una strategia più selettiva, orientata, a scala nazionale e soprattutto nel Sud, a settori e imprese con un maggiore potenziale di crescita e innovazione.

Infine in uno studio su digitalizzazione e mercato del lavoro, per delineare il profilo digitale delle regioni del Mezzogiorno, si propone un indice composito, costruito su tre dimensioni di analisi, l’adozione di tecnologie digitali da parte delle imprese, le competenze digitali dei lavoratori e quelle richieste dalle aziende, il cui esame evidenzia un ritardo delle regioni meridionali, soprattutto nella diffusione delle competenze digitali dei lavoratori e un significativo disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, che risulta particolarmente pronunciato in alcune di esse.

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