
Ha un merito non piccolo il nuovo libro di Giuseppe Soriero, Andata in Porto, Gioia Tauro la scelta vincente, edizioni Rubbettino 2023, con Prefazione del Comandante della Capitaneria di Porto Vincenzo Zagarola e Postfazione dei vertici della SVIMEZ, il Presidente Adriano Giannola e il Direttore Luca Bianchi. Perché offre una lettura non convenzionale e stereotipata del maggior scalo italiano, quel porto di Gioia Tauro che, nell’immaginario collettivo, è ritenuto, chissà perché, una sorta di cattedrale nel deserto, quando non un porto nelle nebbie gestito dalla criminalità organizzata. E, invece, l’architetto Soriero, che ben conosce questa realtà in quanto calabrese, per di più a lungo Sottosegretario ai Trasporti nel Governo Prodi, con puntigliosa citazione di numeri e dati, ricostruisce non solo le potenzialità di questo scalo, ma anche i risultati soddisfacenti che sta conseguendo. C’è una tabella estremamente significativa a pagina 47 del volume, intitolata giustamente “La Calabria utile all’Italia”. Vengono riportati in questo schema molto interessante i flussi in teus, la misura standard di lun- ghezza nel trasporto dei container, da e per i principali porti italiani, non solo del Mezzogiorno ma anche del Centro Nord. A dimostrazione di una realtà che i nordisti per partito preso spesso rifiutano perfino di prendere in considerazione: che cioè un interscambio tra scali italiani e Gioia Tauro è una grande opportunità di sviluppo non solo per la Calabria ma per il Paese intero.
Il volume assegna a Gioia Tauro il ruolo di possente leva per lo sviluppo e la coesione Nord Sud, pur tra le mille difficoltà e i tanti ostacoli burocratici e pur di fronte agli attacchi mafiosi. E se oggi è riuscito a superare tutti questi gap e a trasformarsi nel cancello d’Europa nel Mediterraneo, vuol dire che la politica meridionalistica in qualche caso riesce anche a cogliere nel segno e a non fallire miseramente.
Dalla lettura del libro si ricavano alcune letture sorprendenti per quanti non accettano un nuovo e moderno concetto di meridionalismo. Prima riflessione, che Gioia Tauro è stato capace di innescare processi duraturi di sviluppo anche in tempi rapidi. Arrivando a movimentare fino a un milione e mezzo di container, diventando, udite, udite, il primo porto di transhipment italiano, tra i primi del Mar Mediterraneo, con oltre 3 milioni e 200mila teus nel 2022, e addirittura il quindicesimo nel mondo. E i risultati nel 2023 lo accreditano di un ulteriore segno più, pari al 2,5%. Oggi lo scalo calabrese è in grado di accogliere le navi che trasporta- no container più grandi al mondo, riuscendo a gestire in assoluta sicurezza il sorpasso di due imbarcazioni giganti lungo il canale. Seconda riflessione, tutto ciò è stato possibile, e l’autore lo mette in evidenza con grande nettezza e senza timore di smentite, grazie alla forte e costante collaborazione tra Pubblico e Privato, che è l’unica vera strada per creare sviluppo nelle zone difficili del nostro Mezzogiorno. In particolare, in quei territori, come quello calabrese, nei quali c’è scontro continuo e quotidiano tra lo Stato e l’Antistato. Soriero fa un esempio che dà l’idea concreta di questa lotta: quando nello scalo le forze dell’ordine aprono un container e ci trovano un carico di cocaina, quella è la dimostrazione che la lotta alla ‘ndrangheta porta a segno positivi risultati, nell’interesse di tutti quei calabresi che non vogliono avere nulla a che fare con la criminalità organizzata. Perché significa che lo Stato c’è e lo dimostra con gesti concreti.
Terza riflessione, le opportunità che offre il porto calabrese sono tante, ha creato oltre 2mila posti di lavoro in dieci anni, e c’è da chiedersi quanti altri investimenti al Sud siano riu- sciti a fare altrettanto, di cui circa 1.600 direttamente nelle strutture dello scalo e altri 5/600 nel vasto e articolato indotto che ha contribuito a creare.
Ultima ma non certo residuale riflessione: il libro è una testimonianza concreta di quell’idea, da anni propagandate dalla SVIMEZ, di fare del Mezzogiorno la base logistica dell’Italia e forse dell’intera Europa nel Mediterraneo. Quel Progetto di Sistema di cui parla spesso Adriano Giannola, che non a caso trova oggi nelle Zone Economiche Speciali la sua concreta esplicazione sul territorio meridionale. Nella “ZES unica” che il governo Meloni ha messo a punto, il porto di Gioia Tauro, con il suo vasto retroporto, non potrà non avere un ruolo centrale di snodo dei traffici.
E quale migliore opportunità per verificare la solidità e la concretezza delle tesi soste- nuto nel libro Soriero avrebbe potuto avere se non il riconoscimento via via crescente e il ruo- lo sempre più preminente che stanno avendo i grandi investitori privati nell’utilizzare lo scalo calabrese? Da Gianluigi Aponte con la sua MSC per il movimento containers, all’Automar del gruppo di Manuel Grimaldi per il trasbordo delle auto. Ecco, questi successi dimostrano, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la sfida di Gioia Tauro è stata vincente.
di Emanuele Imperiali