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6 Dicembre 2024

Speciale Automotive: nei siti del sud crollo dei volumi

SvimezComunica ” L’Automotive nel 2024″

di Luca Bianchi e Giacomo Cucignatto
su Il Sole 24 Ore

Nei siti del sud crollo dei volumi con Melfi che affonda (-62%).

Le difficoltà che da mesi affliggono l’Automotive europeo si sono trasformate in aperta crisi negli ultimi giorni, in cui si sono susseguiti lo sciopero dei lavoratori Volkswagen dopo l’annuncio della chiusura di alcuni stabilimenti da parte dell’azienda, le dimissioni del CEO di Stellantis Carlos Tavares e il fallimento di Northvolt, l’enfant prodige della filiera elettrica europea.

Il Ministro Urso ha presentato al Consiglio sulla Competitività UE la proposta italiana sull’Automotive, appoggiata da Repubblica Ceca e altri Stati membri. A pochi giorni dall’insediamento della nuova Commissione, la stessa Presidente von der Leyen ha annunciato che condurrà “personalmente” il dialogo con gli attori industriali di un settore strategico per l’Europa. Ma qual è la rilevanza della filiera Auto in Italia? Quali le ragioni di questa crisi strutturale e le politiche necessarie a rilanciare l’industria, tutelando stabilimenti e indotto? Queste alcune delle domande a cui cerca di rispondere il Rapporto Svimez 2024, con un focus sulle regioni del Sud.

L’Auto è Mezzogiorno

Il primo dato che salta all’occhio è la rilevanza del Mezzogiorno nella filiera italiana, spesso associata solo alle fabbriche torinesi della Fiat: nei primi9 mesi del 2024, il 90% dei veicoli in Italia sono prodotti negli stabilimenti meridionali (Pomigliano, Melfi e Atessa) che occupano circa 24 mila addetti. E se è vero che la componentistica assorbe il 75% del valore aggiunto della filiera ed è più diffusa nelle regioni del Nord, l’indotto è presente anche nel Mezzogiorno impiegando 20 mila addetti, che si concentrano in Puglia, Abruzzo e Campania.

La rilevanza dell’Automotive per il Mezzogiorno si coglie con maggiore chiarezza se allarghiamo la prospetti-va, considerando la filiera attivata dal comparto, ossia tutte quelle imprese la cui produzione diventa un input per il settore Auto: siderurgia, vetro, gomma-plastica, tessile, microelettronica. Ebbene, la filiera dell’Auto del Mezzogiorno include 29 mila imprese e vale 13 miliardi di valore aggiunto e quasi 300 mila addetti.

La crisi negli stabilimenti del Sud

Nei primi nove mesi del 2024, gli impianti del Sud hanno perso oltre 110 mila autoveicoli sul 2023 (-25%), con una caduta verticale soprattutto a Melfi (-62%), subendo anche la sospensione dell’investimento da oltre a miliardi per la gigafactory di batterie a Termoli, che avrebbe dovuto occupare 2 mila addetti. Una soluzione alla crisi è indispensabile, altrimenti le conseguenze occupazionali e sociali inciderebbero sul futuro industriale del Mezzogiorno. Stellantis nel 2024 vedrà 4 mila uscite, alle quali si somma l’impatto sull’indotto degli stop produttivi sempre più frequenti.

Quali prospettive?

La capacità europea di governare le trasformazioni del comparto è oggi limitata, a causa dell’abbandono decennale delle politiche industriali verticali. Le politiche finora implementate hanno sortito effetti temporanei: gli incentivi alla do-manda, da soli, rappresentano un palliativo che non agisce sui problemi strutturali. La richiesta italiana di un Fondo europeo per la filiera e per i consumatori che acquistano auto elettriche made in Europe è un primo passo, ma non è sufficiente.

Si impone un cambio di paradigma che passa da un Piano strategico europeo finalizzato a rilocalizzare la produzione, colmare il divario innovativo e garantire un adeguato sviluppo infrastrutturale. Servono risorse importanti e un mix di strumenti che include misure per la riduzione dei costi energetici e joint ventures – anche con costruttori esteri – per ridurre il gap tecnologico accumulato. Interventi che potrebbero trovare al Sud condizioni localizzative favorevoli. Il Mezzogiorno rischia dunque di essere il luogo su cui si scaricano con maggior intensità gli effetti delle “non scelte” ma, allo stesso tempo, ha il potenziale per fornire un contributo rilevante al rilancio dell’Automotive nel necessario percorso di transizione.

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