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4 Dicembre 2024

Al Mezzogiorno serve un Piano Strategico

di Gianni Festa
su Il Quotidiano del Sud l’altra voce d’Italia

Professor Giannola, l’ultimo report della Svimez rivela che il Sud cresce più del Nord, ma si tratta di una congiuntura favorevole dovuta ai fondi del Pnrr. Poi che succederà?

Detto in parole molto povere si sta correggendo quello che si è realizzato negli ultimi venti anni, e cioè il sistematico sottofinanziamento del sistema infrastrutturale del Sud. Tutta la spesa pubblica del Mezzogiorno veniva praticamente delegata ai fondi di coesione, che sono sostitutivi non aggiuntivi. Di conseguenza si era registrata una ripresa del divario Nord-Sud. Il Mezzogiorno era nella condizione degli anni Cinquanta. Ora, però, l’inversione di tendenza che si sta verificando è legata all’effetto di domanda finanziato col Pnrr. Abbiamo scoperto che il Sud non è morto ma stava solo morendo di fame. Il Nord invece continua a dire che il Mezzogiorno è una palla al piede, che sta portando il Paese al default. Il vero problema è se, oltre a questa ripresa, c’è qualcosa di ulteriore, se possiamo aspettarci un cambiamento strutturale. Se, quando verranno esauriti i finanziamenti, si tornerà alla crescita zero».

Lei cosa prevede?
«La nostra impressione è che di strutturale non ci sia granché, sia al Sud che al Nord. Le opere infrastrutturali, le scuole, la digitalizzazione sono un modo di spendere fondi, ma prospettiva non è felice. Il divario non sarà comunque colmato perchè non abbiamo attrezzato i porti e neppure messo a regime le otto Zes. E non parlo della Zes Unica, che è solo un mantra terminologico».

Ecco, qual è il ruolo delle Zes?

«Dovrebbero , essere lo strumento per la ripresa delle attività produttive. Il modello Tangeri ha permesso l’occupazione di 40 mila lavoratori in pochi anni. Nel Sud non mi pare che ci sia nulla di simile a questo, l’unica realtà interessante è Gioia Tauro, che si è costruita da sola un pezzo di ferrovia per poter aumentare la sua competitività. Ma anche questo rimane un posto isolato, con un enorme retro-porto vuoto dove invece si potrebbero insediare tante attività, magari per la trasformazione dei prodotti dell’agricoltura calabrese».

Lei parlava del gap infrastrutturale incolmabile tra Nord e Sud: non c’è soluzione?
«L’Alta capacità-velocità Napoli- Bari, un collegamento strategico fondamentale perchè unisce Adriatico e Tirreno, sarà completata solo nel 2030. Doveva essere pronta 15 anni fa. Ma il problema di fondo è un altro: qual è la visione di sviluppo del Sud? Si spenderà il Pnrr per fare cosa? Con quale progetto?».

La Svimez aveva proposto qualche anno fa di fare del Sud il principale hub logistico del Mediterraneo. Che cosa vi hanno risposto dal Governo?
«Quel nostro documento, consegnato al presidente della Repubblica e a tutti i ministri di allora, non ha ricevuto neppure una risposta di cortesia. Ora, non è che questo ci offenda, ma quello che ci fa impressione è l’incapacità di elaborare qualunque altro tipo di progetto. Nel mentre si approva un caravanserraglio di riforme senza un obiettivo, senza consequenzialità. La nostra idea è molto banale: la logistica è l’elemento centrale per lo sviluppo del Sud e vorremmo fare del Mezzogiorno il fulcro dei collegamenti del Mediterraneo, un’area che può diventare fondamentale quanto Rotterdam. Vorremmo mettere in atto una sorta di reazione a catena che parta dalla logistica, dai porti, dalle vie del mare, e rivoluzioni tutto il sistema italiano ed europeo dei collegamenti, portando nello stesso tempo a compimento anche la transizione energetica».

Perché il Piano Mattei non è utile?
«Non ho capito cosa sia. Forse sarà geopoliticamente spendibile nei rapporti con l’Africa, però non pensiamo sia sufficiente per innescare la leva dello sviluppo. E soprattutto i porti sono già lì».

Lei dice che il Sud aveva fame e grazie al Pnrr sono arrivate le risorse. Anche la Cassa per il Mezzogiorno ha fatto lo stesso.
«Sì, secondo la banca mondiale la Cassa per il Mezzogiorno, almeno nel periodo d’oro, cioè fino alla crisi petrolifera, è stata la migliore agenzia al mondo. Sostanzialmente la Cassa ha trasformato il Sud fisicamente, economicamente e socialmente. Ha consentito tra l’altro di svuotare l’agricoltura di forza lavoro improduttiva. Più in generale ha determinato in buona sostanza il miracolo economico. La Cassa per il Mezzogiorno è stato un meccanismo virtuoso di sviluppo, realizzato con estrema capacità tecnica e con lungimiranza politica. Le critiche alle “cattedrali nel deserto” sono veramente propaganda: alcune industrie, secondo il trattato di Roma, potevano essere fatte solo nel Mezzogiorno. Come si fa a non capirlo?»

Come si combatte lo spopolamento?
«Con la logistica, non c’è migliore politica per contrastare lo spopolamento. Se connettiamo Napoli con Bari, se con la ferrovia colleghiamo insieme l’Irpinia, il Sannio, le Murge, i borghi, le aree interne, se attuiamo una sana politica nelle aree metropolitane, decentrandone le funzioni creeremo le condizioni per rendere abitabili e magari attrattive le aree interne. Per quanto riguarda l’emigrazione, è chiaro che i bassi salari e la mancanza di opportunità di lavoro inducono chi può ad andare altrove. Si tratta di una emigrazione selettiva che riguarda i giovani, sostenuta dalle famiglie di partenza. Ciò determina un rovesciamento della piramide demografica, pochi giovani e molti vecchi, che alla fine rende tecnicamente non sostenibile la vivibilità al Sud e nelle aree interne. Ricordo che nel 2011 parlammo di Tsunami demografico».

L’Autonomia peggiorerà la situazione del Sud?
«Il problema vero è che il Nord è in crisi da vent’anni. Basta guardare i dati dei divari: il Nord rispetto all’Europa ha perso più del Sud. Il problema è riconnettere il Paese affinché si salvi tutto insieme. Il Nord con l’autonomia alza il ponte levatoio, vuole richiudersi nel fortino illudendosi che sia la soluzione ai suoi problemi ma non si accorge che così peggiorerebbe le cose. Dobbiamo invece rimettere in moto il motore italiano e non solo quello di una parte del Paese».

Ha collaborato Antonio Picariello

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